Dipendenti pubblici, intesa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro: le novità
Dipendenti pubblici: il ministro Fabiana Dadone e Cgil, Cisl e Uil hanno firmato il 3 aprile un Protocollo d’intesa sulla sicurezza dei lavoratori della pubblica amministrazione. Tra le novità, l’accordo prevede misure che promuovono la centralità dello smart working, tutela dei dipendenti e dei cittadini, continuità dei servizi e dei livelli retributivi, rispetto della privacy dei lavoratori.
Dipendenti pubblici, è stato siglato il protocollo d’intesa per la sicurezza nei luoghi di lavoro.
In considerazione dell’emergenza coronavirus, l’intesa del 3 aprile scorso siglata tra il ministro della Pubblica amministrazione Fabiana Dadone e Cgil, Cisl e Uil punta a rafforzare le misure di sicurezza per i dipendenti pubblici.
Si tratta di un documento che ha lo scopo di contribuire al contenimento dell’epidemia sanitaria da COVID-19, mettere in sicurezza gli ambienti di lavoro e dare continuità operativa ai servizi pubblici, nonché ai livelli retributivi dei dipendenti.
L’intesa fa seguito all’emanazione da parte del dicastero della Dadone della Direttiva n. 2 e della Circolare n. 2, entrambe del 2020.
Peraltro, non si tratta del primo accordo del genere sottoscritto dalla pubblica amministrazione e dai sindacati confederali.
L’intesa in questione infatti si inquadra nei precedenti del Protocollo per la prevenzione e la sicurezza dei lavoratori della Sanità Pubblica e Privata del 25 marzo e ancor prima del protocollo siglato tra il Governo, Cgil, Cisl, Uil e Confindustria per la salute dei dipendenti privati del 14 marzo.
Va segnalato, peraltro, che su quest’ultima intesa ci sono comunque molte polemiche da parte di alcune sigle sindacali come Usb e SiCobas per la scarsa applicazione che troverebbe nei luoghi di lavoro.
Dipendenti pubblici, intesa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro: le novità
Quali sono i punti essenziali dell’intesa del 3 aprile che riguardano i dipendenti pubblici? Vediamoli di seguito:
- la necessità di una rimodulazione dell’organizzazione del lavoro e degli uffici che consenta di ridurre la presenza del personale e dell’utenza grazie al ricorso, in primis, al lavoro agile e alla rotazione dei dipendenti; la garanzia della salubrità dei luoghi di lavoro;
- la preferenza, laddove possibile, per l’erogazione da remoto o in modalità agile anche dei servizi indifferibili e, in caso contrario, la loro fruibilità secondo appuntamenti cadenzati in sede con personale dotato di adeguati dispositivi di protezione personale;
- la necessità di armonizzare le indicazioni di tutte le pubbliche amministrazioni in merito alla estensione dei permessi retribuiti previsti dalla legge 104;
- la chiusura dei locali e degli uffici dell’amministrazione per almeno 24 ore così da effettuare la sanificazione laddove fosse individuato un caso di positività al Covid-19 di un dipendente o di un eventuale cittadino/utente che abbia avuto recente accesso agli spazi;
- la garanzia, in caso di isolamento momentaneo dovuto al superamento della soglia di temperatura o al pervenire di sintomi riconducibili al Covid-19, alla riservatezza e alla dignità del lavoratore interessato.
Le due parti si sono impegnate inoltre a monitorare l’applicazione del protocollo e inoltrare eventuali segnalazioni all’Ispettorato della funzione pubblica che aggiornerà i sottoscrittori sugli esiti delle stesse.
Un punto di notevole delicatezza, come si è visto, data la controversia sopra citata in merito all’intesa del 14 marzo.
Sicurezza sul lavoro, le attese dei firmatari
La firma dell’intesa del 3 aprile è certamente frutto di una condivisione di fondo del ruolo della pubblica amministrazione nell’emergenza odierna da parte di governo e confederali.
Il fatto è dimostrato dai pronunciamenti delle due parti. Si legge infatti nel testo del protocollo:in tale contesto, partendo dall’assunto che tutte le pubbliche amministrazioni rappresentano insostituibile supporto vitale per l’organizzazione del Paese e per il rilancio economico dello stesso nonché uno strumento di equità e imparzialità per garantire a tutta la nazione servizi efficienti e puntuali, vanno promosse rapidamente in tutte le realtà del lavoro pubblico misure volte ad evitare il contagio da Covid-19 contemperando le esigenze di tutela della salute dei cittadini/utenti e cittadini/dipendenti, limitandone al massimo ogni spostamento e le occasioni di assembramento, con la garanzia di erogazione dei servizi ritenuti essenziali e indifferibili nell’attuale situazione di emergenza.
Propositi ribaditi da parte sindacale:In analogia con quanto già avvenuto lo scorso 25 Marzo per l’omologo “Protocollo per la prevenzione e la sicurezza dei lavoratori della Sanità Pubblica e Privata” – si legge nel comunicato unitario delle tre confederazioni – in ordine all’emergenza sanitaria da “Covid-19”, anche il restante personale di tutte le pubbliche amministrazioni ha visto riconosciuto il proprio diritto alla massima informazione e tutela, nel primario interesse di coniugare la necessaria continuità dell’azione amministrativa del Paese con la assoluta ricerca della salubrità degli ambienti di lavoro e della salute dei cittadini/dipendenti e dei cittadini/utenti.
Una riflessione che vale anche per il futuro del comparto pubblico è che anche in questa occasione è stata ribadita la centralità della prestazione di lavoro in smart working, una modalità che può divenire l’asse intorno al quale ruoteranno le prossime trasformazioni del settore ben al di là dell’emergenza.(fonte:informazionefiscale.it)