Seconda casa: quando si ha diritto all’esenzione IMU?

Seconda casa con diritto all’esenzione IMU se sede della residenza anagrafica e della dimora abituale di uno dei due coniugi. Dopo la sentenza della Corte Costituzionale si apre la partita dei requisiti da accertare e dei controlli dei comuni per capire quando spetta l’esonero dal pagamento. Facciamo il punto di indicazioni utili e novità.

Anche sulla seconda casa è possibile beneficiare dell’esenzione IMU e, in particolare, sono i coniugi a dover verificare quando e se spetta l’agevolazione.

Questo uno degli effetti più immediati della sentenza della Corte Costituzionale n. 230 del 13 ottobre 2022, che ha dichiarato illegittime le norme che prevedono il diritto all’esenzione IMU esclusivamente sull’abitazione che è sede della residenza anagrafica e della dimora abituale non solo del contribuente ma anche del proprio nucleo familiare.

La dichiarazione di illegittimità costituzionale delle norme che limitano l’agevolazione in caso di coniugi residenti in case diverse apre la strada all’esenzione anche su quella che fino ad oggi era considerata come seconda casa. Bisognerà però rispettare specifiche condizioni.

Seconda casa: quando si ha diritto all’esenzione IMU?

Non un via libera all’esenzione IMU generalizzata per le seconde case ma un atto di responsabilizzazione per i comuni, chiamati a verificare quando si ha effettivamente diritto a non pagare l’imposta in caso di residenze in comuni differenti.

È con questo chiarimento che la Corte Costituzionale cambia le carte in tavola in materia di agevolazioni sull’abitazione principale, prevedendo che la verifica dei requisiti per l’esenzione IMU debba essere effettuata individualmente anche in caso di coppie coniugate o unite civilmente.

Quella che fino ad oggi era considerata come seconda casa ai fini IMU può quindi tornare ad essere considerata “abitazione principale”, se sussistono i requisiti richiesti.

In particolare, l’esenzione spetterà ai coniugi che non hanno residenza anagrafica e dimora abituale nella stessa casa.

Se ad esempio quindi il marito è proprietario di una casa a Roma, dove vive abitualmente e ha fissato la propria residenza, mentre la moglie vive stabilmente a Bologna, in un immobile di propria proprietà, su ambedue sarà possibile fruire dell’esonero dal pagamento dell’IMU.

Fino alla pronuncia della Corte Costituzionale invece l’esonero era riconosciuto su un solo immobile a scelta, anche in caso di residenze diverse dovute a necessità lavorative.

L’effetto della sentenza depositata il 13 ottobre è quindi di adeguare la normativa ai cambiamenti sociali, allineando le regole per l’esenzione IMU ad un mercato del lavoro sempre più fluido e ad abitudini familiari che cambiano di conseguenza.

Seconda casa come abitazione principale: per l’esenzione IMU decisivi i consumi in bolletta

L’obiettivo della pronuncia della Corte Costituzionale è quindi di allineare le norme ad una società sempre più “fluida”, dove non è poi così inusuale che due coniugi vivano stabilmente in comuni differenti, per motivi di lavoro, e si ricongiungano ad esempio nel fine settimana.

Il cambio di passo è quindi volto ad evitare penalizzazioni per le famiglie, ma non si tratta di un via libera al fenomeno dei “furbetti delle seconde case”.

I vincoli sempre più stringenti per l’accesso all’esenzione dal pagamento dell’IMU sono stati introdotti proprio per evitare abusi.

Lo stesso obiettivo che bisognerà perseguire ora, ed è la stessa sentenza della Consulta ad evidenziare il ruolo dei comuni nell’accertamento dei requisiti: “i comuni dispongono di efficaci strumenti per controllare la veridicità delle dichiarazioni, tra cui, in base a quanto previsto dall’art. 2, comma 10, lettera c), punto 2, del d.lgs. n. 23 del 2011, anche l’accesso ai dati relativi alla somministrazione di energia elettrica, di servizi idrici e del gas relativi agli immobili ubicati nel proprio territorio; elementi dai quali si può riscontrare l’esistenza o meno di una dimora abituale”.

Quando non si pagherà quindi l’IMU sulla seconda casa? Solo se questa risulta essere residenza anagrafica e dimora abituale del suo proprietario.

Rilevanti in tal senso saranno i consumi: le bollette sono da sempre uno degli elementi valutati per stabilire se sussiste il requisito della dimora abituale in parallelo a quello della residenza, accertabile in maniera più semplice mediante l’accesso alle informazioni negli archivi comunali.

I consumi di luce, gas e acqua aiutano quindi a stabilire se l’immobile per il quale si intende fruire dell’esonero sia effettivamente qualificabile come abitazione principale.

Il compito di verificare la sussistenza delle condizioni per l’accesso alle agevolazioni fiscali resta in capo ai comuni e alle altre autorità chiamate ad effettuare i controlli, che “la legislazione vigente consente in termini senz’altro efficaci”.(fonte:informazionefiscale.it)

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