Congedo di maternità 2021: durata, importo e come fare domanda INPS

Congedo di maternità 2021: dalle regole per fare domanda all’INPS, fino ad un’analisi dell’importo dell’indennità riconosciuta e della durata del congedo obbligatorio. Guida completa al periodo di astensione previsto per lavoratrici dipendenti ed autonome.

Congedo di maternità 2021: non cambiano le regole per le lavoratrici dipendenti ed autonome.

Per fruire del congedo di maternità è necessario presentare domanda all’INPS, al fine del riconoscimento dell’indennità spettante per il periodo di congedo obbligatorio.

Di seguito vedremo come fare e chi ha diritto al congedo di maternità. Spieghiamo innanzitutto cos’è e come funziona.

Il congedo di maternità è il periodo durante il quale la madre ha l’obbligo di astenersi dal lavoro e di ricevere dall’INPS un’indennità sostitutiva della retribuzione spettante.

Hanno diritto al congedo di maternità 2021 sia le lavoratrici dipendenti che le autonome e le iscritte alla Gestione separata INPS. L’aspettativa, riconosciuta prima e dopo il parto, è una delle misure di tutela della genitorialità, alle quali si affianca il congedo di paternità.

La durata complessiva del congedo di maternità INPS è pari a cinque mesi e l’indennità riconosciuta, anticipata dal datore di lavoro, spetta non solo nel caso di parto ma anche a seguito di adozione o affidamento di minori.

Congedo di maternità 2021: durata, importo e come fare domanda INPS

  • Congedo di maternità 2021: cos’è e a chi spetta
  • Chi ha diritto al congedo di maternità INPS
  • Congedo di maternità 2021: durata e da quando si può richiedere
  • Congedo di maternità per le lavoratrici dipendenti
  • Congedo di maternità per le lavoratrici iscritte alla Gestione Separata INPS
  • Congedo di maternità per le lavoratrici autonome
  • Congedo in caso di adozione e affidamento
  • Quando il congedo spetta al padre
  • Domanda INPS congedo di maternità 2021: come fare

Congedo di maternità 2021: cos’è e a chi spetta

Come anticipato, tutte le lavoratrici che diventano madri a seguito di gravidanza, adozione o affidamento di minori, hanno diritto al congedo obbligatorio retribuito dall’INPS.

Il periodo di astensione obbligatoria dal lavoro, meglio noto come congedo di maternità, è riconosciuto sia per le lavoratrici dipendenti che per le autonome, parasubordinate o libere professioniste.

Le regole previste, tuttavia, sono differenti in base alla Gestione INPS di appartenenza e sebbene negli anni le tutele per le madri siano state estese a tutte le tipologie di lavoro, ci sono ancora oggi alcune differenze.

Ovviamente, durante il periodo di congedo la madre avrà diritto a ricevere una retribuzione: l’indennità di maternità è pari all’80% dell’ultima retribuzione giornaliera. A pagare è il datore di lavoro o l’INPS, come nel caso di colf e badanti.

Per le iscritte alla Gestione separata INPS, il congedo di maternità è riconosciuto soltanto a fronte del versamento di almeno tre mesi di contributi.

La maternità per i dipendenti, invece, spetta fin dal primo giorno di lavoro.

Chi ha diritto al congedo di maternità INPS

Dopo le opportune premesse, vediamo di seguito chi può presentare domanda per fruire del periodo di congedo di maternità INPS:

  • lavoratrici dipendenti assicurate all’INPS anche per la maternità, comprese le lavoratrici assicurate ex IPSEMA;
  • apprendiste, operaie, impiegate, dirigenti con un rapporto di lavoro in corso all’inizio del congedo;
  • disoccupate o sospese: il congedo di maternità deve iniziare entro 60 giorni dall’ultimo giorno di lavoro. Se sussiste il diritto all’indennità di disoccupazione o alla cassa integrazione, il congedo può iniziare oltre i 60 giorni. Per le disoccupate che negli ultimi due anni hanno svolto lavori esclusi dal contributo per la disoccupazione, il diritto all’indennità di maternità spetta solo se il congedo di maternità è iniziato entro 180 giorni dall’ultimo giorno di lavoro e sono stati versati all’INPS 26 contributi settimanali nei due anni precedenti l’inizio del congedo.
  • lavoratrici agricole a tempo indeterminato o determinato che, nell’anno di inizio del congedo, siano in possesso della qualità di bracciante con iscrizione negli elenchi nominativi annuali per almeno 51 giornate di lavoro agricolo (articolo 63 del TU);
  • lavoratrici addette ai servizi domestici e familiari (colf e badanti), con 26 contributi settimanali nell’anno precedente l’inizio del congedo di maternità oppure 52 contributi settimanali nei due anni precedenti l’inizio del congedo;
  • lavoratrici a domicilio (articolo 61 del TU);
  • lavoratrici LSU o APU (attività socialmente utili o di pubblica utilità dell’articolo 65 del TU);
  • lavoratrici iscritte alla Gestione Separata INPS e non pensionate, tenute però a versare il contributo con l’aliquota maggiorata prevista dalla legge per finanziare le prestazioni economiche di maternità. La relativa indennità è riconosciuta a prescindere dall’effettiva astensione dall’attività lavorativa;
  • lavoratrici dipendenti da amministrazioni pubbliche (incluse le lavoratrici dipendenti ex INPDAP ed ENPALS) le quali sono tenute agli adempimenti previsti dalla legge in caso di maternità verso l’amministrazione pubblica dalla quale dipendono e da cui percepiscono la relativa indennità, corrispondente al trattamento economico.

Dall’elenco sopra riportato è evidente come l’INPS e il decreto legislativo n. 151 del 26 marzo 2001, Testo Unico maternità e paternità, abbiano voluto riconoscere il diritto all’astensione dal lavoro dopo il parto a tutte le donne lavoratrici, anche in caso di disoccupazione.

Congedo di maternità 2021: durata e da quando si può richiedere

La durata del congedo di maternità obbligatorio e retribuito dall’INPS è di cinque mesi per tutte le categorie di lavoratrici riportate nell’elenco sopra riportato.

Secondo le regole stabilite dall’INPS e sulla base di quanto previsto dagli articoli 16 e seguenti del Testo Unico sulla maternità e sulla paternità, il periodo di congedo parte da due mesi prima dalla data presunta del parto.

La decorrenza è tuttavia anticipata nei casi di gravidanza a rischio o di mansioni incompatibili con la gravidanza e, in tal caso, il periodo di congedo potrà essere ulteriormente prorogato (oltre alla possibilità di beneficiare, dopo la maternità, anche del congedo parentale).

Dopo il parto, invece, i mesi di congedo di maternità sono tre.

Tuttavia per lavoratrici e datori di lavoro la legge è abbastanza flessibile, perché consente anche di posticipare la data di inizio dei mesi di congedo obbligatorio, rendendo possibile lavorare anche fino all’ottavo mese di gravidanza qualora non vi siano rischi per il nascituro.

Fermo restando le regole generali, chiariamo come funziona il congedo per dipendenti, autonome e iscritte alla Gestione separata INPS.

Congedo di maternità per le lavoratrici dipendenti

Per capire nel dettaglio come funziona il congedo obbligatorio per le neo-mamme, vediamo le regole previste per ciascuna categoria di lavoratrici.

Le lavoratrici dipendenti hanno l’obbligo di astensione dal lavoro nel periodo che va dai due mesi precedenti alla data presunta del parto fino ai tre mesi dopo il parto. Questo periodo può essere esteso per motivi legati alla salute della lavoratrice oppure a mansioni rischiose.

Il diritto al congedo di maternità non è rinunciabile e il datore di lavoro ha il divieto di obbligare e chiedere alla lavoratrice di lavorare.

Come anticipato precedentemente, l’indennità riconosciuta è pari all’80% dell’ultima retribuzione percepita, ed è a carico dell’INPS.

Il congedo per adozione o affidamento preadottivo non è obbligatorio e la madre può anche rinunciarvi. Per l’affidamento non preadottivo, invece, la durata del congedo è ridotta di due mesi ed è pari quindi a tre mesi.

Congedo di maternità per le lavoratrici iscritte alla Gestione Separata INPS

Anche le iscritte alla Gestione separata INPS (parasubordinate e lavoratrici autonome) hanno il diritto al congedo di maternità.

La durata è sempre di cinque mesi ma l’indennità, pari all’80% del reddito medio giornaliero dei 12 mesi precedenti l’inizio del congedo, è riconosciuta se sussiste un determinato requisito contributivo fissato dalla legge (3 mesi di contributi, versati o dovuti, nei 12 mesi precedenti l’inizio del congedo di maternità).

Può quindi verificarsi che, a fronte di un obbligo di astensione dal lavoro, la lavoratrice non abbia diritto all’indennità.

In questo caso sono previste alcune differenze: le libere professioniste non hanno il divieto assoluto di lavorare ma, qualora richiedano l’indennità, dovranno astenersi dall’attività lavorativa.

Le lavoratrici parasubordinate, invece, non possono svolgere attività lavorativa in quanto è fatto divieto al committente di adibirle al lavoro negli stessi periodi di maternità previsti per le lavoratrici dipendenti.

Congedo di maternità lavoratrici autonome

Le lavoratrici autonome (artigiane, commercianti, coltivatrici dirette, colone, mezzadre, imprenditrici agricolo a titolo principale, pescatrici autonome della piccola pesca marittima e delle acque interne) hanno diritto durante i cinque mesi di congedo di maternità ad essere retribuite anche nel caso in cui continuino a lavorare.

Anche per queste lavoratrici l’importo riconosciuto è pari all’80% del reddito giornaliero ed è corrisposto nel rispetto del requisito della regolarità nel versamento dei contributi.


(Fonte: INPS)

Congedo di maternità per adozione e affidamento

Secondo quanto previsto dalla legge 184/1983, per l’adozione o l’affidamento nazionale di minore il congedo di maternità INPS spetta per cinque mesi a partire dall’ingresso in famiglia del minore adottato o affidato prima dell’adozione.

Per le adozioni o gli affidamenti preadottivi internazionali, il congedo spetta per cinque mesi a partire dall’ingresso in Italia del minore adottato o affidato, con il periodo di congedo che può essere fruito anche parzialmente prima dell’ingresso in Italia del minore.

Se l’affidamento non è preadottivo, il congedo spetta alle lavoratrici e ai lavoratori dipendenti per tre mesi, anche frazionato su cinque mesi, a partire dall’affidamento del minore.

Tale congedo spetta anche alle lavoratrici e ai lavoratori iscritti alla Gestione separata secondo le ultime novità illustrate dall’INPS con la circolare n. 66 del 20 aprile 2018.

Congedo di paternità: quando l’astensione obbligatoria spetta al padre

Ci sono alcuni casi in cui il periodo di congedo obbligatorio è riconosciuto al padre, e si tratta di tutti quei casi di impossibilità per la madre del bambino di fruire del proprio diritto.

Nello specifico, il congedo di paternità è riconosciuto in caso di:

  • morte o grave infermità della madre. Il padre richiedente, all’atto della compilazione della domanda, indica gli estremi della madre e la data del decesso. La certificazione sanitaria di grave infermità va presentata in busta chiusa al centro medico legale dell’INPS, allo sportello o a mezzo raccomandata;
  • abbandono del figlio o mancato riconoscimento del neonato da parte della madre, da attestare con la compilazione online della dichiarazione di responsabilità;
  • affidamento esclusivo del figlio al padre (articolo 155 bis del codice civile), il quale comunica gli elementi identificativi del provvedimento indicando l’autorità giudiziaria, la sezione, il tipo e numero di provvedimento, la data di deposito in cancelleria. Tuttavia, per accelerare la definizione della domanda, il genitore può allegare copia conforme all’originale del provvedimento giudiziario.

In caso di adozione o affidamento di minori, oltre agli eventi sopra riportati, il congedo di paternità è fruibile dal padre a seguito della rinuncia totale o parziale della madre lavoratrice al congedo di maternità al quale ha diritto. La rinuncia si attesta con la compilazione online della dichiarazione di responsabilità.

Il congedo di paternità dura sempre cinque mesi. Se la madre è non lavoratrice, il congedo di paternità termina dopo tre mesi dal parto.

Domanda INPS congedo di maternità 2021: come fare

La domanda di congedo di maternità INPS nel 2021 dovrà essere inviata prima dei due mesi che precedono la data prevista per il parto e il termine ultimo è fissato al massimo entro un anno dalla fine del periodo indennizzabile.

Prima dell’inizio del periodo di congedo di maternità, la lavoratrice deve far pervenire all’INPS il certificato medico di gravidanza, per il tramite di un medico del Servizio Sanitario Nazionale o con esso convenzionato.

La lavoratrice è tenuta a comunicare la data di nascita del figlio e le relative generalità entro 30 giorni dal parto.

Come fare domanda di congedo di maternità

Le lavoratrici e i lavoratori possono presentare la domanda di congedo di maternità online all’INPS attraverso il servizio dedicato.

La domanda prevede la possibilità di allegare:

  • copia della documentazione utile a velocizzare l’accoglimento della stessa;
  • provvedimenti di interdizione anticipata/posticipata;
  • autorizzazione all’ingresso in Italia del minore straniero in adozione o affidamento preadottivo rilasciato dalla Commissione per le Adozioni internazionali;
  • attestazione di ingresso in famiglia del minore adottato/affidato.

In alternativa alla procedura online sul sito dell’INPS, la domanda di congedo di maternità 2021 può essere presentata anche tramite:

  • Contact center al numero 803 164 (gratuito da rete fissa) oppure 06 164 164 da rete mobile;
  • enti di patronato e intermediari dell’Istituto, attraverso i servizi telematici offerti dagli stessi.(fonte:informazionefiscale.it)

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