Sanzioni e perdita reddito di cittadinanza: comuni e CpI sorvegliano sui patti

Sanzioni e perdita reddito di cittadinanza: dalla riduzione di una mensilità per arrivare alla decadenza dal beneficio. Le conseguenze per chi non rispetta gli obblighi stabiliti dal DL numero 4 del 2019. Sanzioni penali per dichiarazioni omesse o false. Centri per l’impiego e comuni sorvegliano su patti per il lavoro e inclusione sociale.

Sanzioni e perdita reddito di cittadinanza: in quali casi? Chi ha il diritto di ricevere mensilmente l’assegno ha anche il dovere di rispettare tutti gli obblighi previsti dal Decreto Legge numero 4 del 2019.

Si parte dalla decurtazione di una mensilità per le assenze alle convocazioni e si arriva alle sanzioni penali per false dichiarazioni.

Ogni assenza ingiustificata da parte dei beneficiari del reddito di cittadinanza ha le sue conseguenze, non solo per chi ha sottoscritto il Patto per il Lavoro, ma anche per tutti coloro che sono impegnati in un percorso di inclusione sociale. Stesse regole rigide su cui sono chiamati a sorvegliare Centri per l’Impiego e Comuni.

A sottolineare il ruolo degli enti territoriali la nota numero 187 del 14 gennaio 2020 del Ministero del Lavoro indirizzata a comuni e ambiti territoriali, con istruzioni e modelli sull’obbligo della partecipazione a percorsi d’inserimento lavorativo e d’inclusione sociale e diffusa dal quotidiano Italia Oggi.

Perdita reddito di cittadinanza: in quali casi?

Tutti coloro che beneficiano del reddito di cittadinanza, un assegno mensile fino a 780 euro per i nuclei familiari composti da una sola persona, hanno anche il dovere di intraprendere un percorso di lavoro o di inclusione sociale fatto di diversi impegni: la partecipazione a progetti utili alla collettività o la ricerca del lavoro sono solo due esempi.

Esclusione e possibilità di esonero dagli obblighi sono strade percorribili solo da particolari categorie, come gli anziani o chi è già occupato in un percorso di formazione, di lavoro.

Migliorare la condizione dei beneficiari e non semplicemente sostenerli economicamente è l’ambizione della misura di sostegno che ha debuttato a marzo 2019. Obiettivo non facile, per cui c’è bisogno di impegno da entrambe le parti: da qui nasce l’esigenza di un patto tra istituzioni, Centri per l’Impiego e Comuni, e cittadini.

Sottrarsi agli obblighi determina la perdita del reddito di cittadinanza. L’assegno viene revocato anche se solo uno dei componenti del nucleo familiare mette in atto uno dei seguenti comportamenti:

  • non effettua la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro;
  • non sottoscrive il Patto per il lavoro o il Patto per l’inclusione sociale;
  • non partecipa, senza un giustificato motivo, alle iniziative di carattere formativo o di riqualificazione o ad altra iniziativa di politica attiva o di attivazione;
  • non aderisce ai progetti utili alla collettività;
  • non accetta almeno una di tre offerte di lavoro congrue oppure, in caso di rinnovo, non accetta la prima offerta di lavoro congrua;
  • non comunica l’eventuale variazione della condizione lavorativo;
  • comunica dati errati per ottenere un beneficio economico del Reddito di cittadinanza maggiore;
  • non presenta una DSU aggiornata in caso di variazione del nucleo familiare;
  • svolge attività di lavoro dipendente, attività di lavoro autonomo o di impresa, senza averlo comunicato entro 30 giorni.

Sanzioni e perdita reddito di cittadinanza: il ruolo di Comuni e Centri per l’Impiego

Molte delle cause che determinano la perdita del reddito di cittadinanza sono connesse agli impegni che scandiscono il percorso verso il lavoro e l’inclusione sociale.

Entro 30 giorni dal riconoscimento del beneficio, i cittadini in base alle caratteristiche del nucleo familiare vengono contattati dai Centri per l’Impiego per sottoscrivere il Patto per il Lavoro o dai Comuni per stringere il Patto per l’inclusione sociale.

Già in questa fase un comportamento scorretto da parte del beneficiario ha conseguenze sull’assegno da percepire.

Sia per quanto riguarda le convocazioni da parte dei CpI che da parte degli enti territoriali, si applicano le sanzioni che seguono:

  • la decurtazione di una mensilità del beneficio economico in caso di prima mancata presentazione;
  • la decurtazione di due mensilità alla seconda mancata presentazione;
  • alla terza mancanza, è prevista la decadenza dalla prestazione.

Non è mai possibile essere assenti alle convocazioni, anche dopo aver stipulato i Patti.

Nella nota numero 187 del 14 gennaio 2020, che il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ha indirizzato a comuni e ambiti territoriali, insieme a istruzioni e modelli sull’obbligo della partecipazione a percorsi d’inserimento lavorativo e d’inclusione sociale, diffusa dal quotidiano Italia Oggi il 17 gennaio, si legge: “Le convocazioni oggetto di sanzioni sono tutte le convocazioni necessarie alla definizione e attuazione dei Patti per l’inclusione, includono pertanto oltre alla prima convocazione, tutte le convocazioni successive necessarie alla attuazione della valutazione multidimensionale, alla definizione del Patto per l’inclusione, al monitoraggio della sua attuazione, inclusi gli incontri eventualmente previsti nell’ambito degli impegni relativi alla area a) “Frequenza di contatti con i competenti servizi””

Spetta, quindi, a Comuni e CpI comunicare all’INPS, tramite la piattaforma dedicata eventuali assenze e mancanze sugli obblighi da parte dei beneficiari.

Sanzioni penali reddito di cittadinanza: in quali casi?

Oltre al taglio delle mensilità e alla perdita del beneficio, il Decreto Legge numero 4 del 2019 ha stabilito anche delle sanzioni penali.

Reclusione da due a sei anni nei seguenti casi:

  • dichiarazioni o documenti falsi;
  • dichiarazioni o documenti non veri;
  • omissione di informazioni dovute.

Reclusione da uno a tre anni, invece, nei casi che seguono:

  • mancata comunicazione delle variazioni di reddito o patrimonio;
  • omissione di informazioni dovute e rilevanti ai fini della revoca o della riduzione del beneficio.

Nei casi in cui si applicano le sanzioni penali previste per il reddito di cittadinanza, si verifica anche la decadenza dal beneficio che ha efficacia retroattiva e obbliga, quindi, il cittadino a restituire le somme che ha percepito indebitamente.(fonte: informazionefiscale.it)

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