Addizionali Irpef: in crescita dell’82% dal 2006, rischio aumenti anche nel 2019

Addizionali Irpef comunali e regionali: in crescita dell’82% negli ultimi dieci anni, rischio aumenti anche per il 2019. I dati nel rapporto Confprofessioni che ha analizzato l’andamento dell’imposta dal 2006 al 2016.

Addizionali Irpef comunali e regionali: sono cresciute dell’82%negli ultimi dieci anni. I dati sull’andamento dell’imposta dal 2006 al 2016, territorio per territorio, nel rapporto curato dall’Assemblea dei presidenti regionali di Confprofessioni e dall’Osservatorio delle libere professioni, in collaborazione con Il Sole 24 Ore.

L’Irpef è l’imposta sul reddito delle persone fisiche, insieme all’Ires è la principale imposta sul reddito del sistema tributario italiano.

Le addizionali sono la declinazione locale del tributo e si applicano al reddito complessivo. Il valore dell’aliquota d’imposta viene stabilito autonomamente da ogni regione, o provincia autonoma, e da ogni comune entro i limiti stabiliti dalle norme statali:

  • addizionale regionale: 3,33%;
  • addizionale comunale: 0,8%.

Dal 2006 al 2016 il gettito che deriva dall’addizionale regionale è cresciuto del 60,2%, mentre quello che deriva dall’addizionale comunale del 181,9%.

Addizionali Irpef in aumento dell’82% negli ultimi dieci anni

Come si legge nel report Confprofessioni, il valore dell’addizionale regionale Irpef è passato dai 7,47 miliardi di euro nel 2006 agli 11,95 miliardi di euro nel 2016.

A detenere il primato per l’ammontare più alto è la Lombardia: nel 2016 il suo valore è pari a circa 2,26 miliardi, ovvero il 18,90% dell’imposta raccolta su tutto il territorio nazionale. Seguono il Lazio con circa 1,76 miliardi (14,71%), il Piemonte con circa 1,26 miliardi (10,57%) e l’Emilia Romagna con circa 1,11 miliardi (9,28%).

La crescita record dell’addizionale comunale, invece, si traduce in unaumento di circa 3,07 miliardi di euro dal 2006 al 2016. Il prelievo medio dai soggetti passivi di imposta si attesta su una media di 116,21 euro.

E anche in questo caso la Lombardia è in testa alla classifica degli importi più alti: nel 2016 dall’addizionale Irpef derivavano circa 952 milioni di euro, ovvero il 20,05% dell’imposta raccolta su tutto il territorio nazionale. Seguono Lazio con circa 621 milioni (13,08%), Veneto con circa 456 milioni (9,60%) ed Emilia Romagna con circa 420 milioni (8,85%).

Nel report anche uno studio sugli importi medi versati dai contribuenti per le addizionali Irpef: 7.979 i comuni su cui si è svolta l’indagine, tra la cifra più alta e quella più bassa 985,8 euro di differenza.

Lajatico, in provincia di Pisa, è in cima alla classifica: nel 2016 i contribuenti hanno pagato mediamente addizionali per 994,35 euro. Mentre in chiusura c’è Martello, in provincia di Bolzano, dove la media pro capite è 8,55 euro.

Nell’analisi Bolzano, infatti, è il capoluogo di provincia tax friendly” per eccellenza e si contrappone a Roma, la città con il prelievo medio da addizionali più alto.

Irpef: impennata delle addizionali, rischio aumenti per il 2019

Nel quadro disegnato dal rapporto si descrive una pressione fiscale silente, e proprio per questo sempre più pesante. All’orizzonte nessun cambio di rotta, anzi: la Legge di Bilancio 2019 non ha confermato il blocco delle aliquote e la direzione porta verso un ulteriore aumento delle imposte.

Nel rapporto si legge: “L’incremento delle addizionali potrebbe essere dovuto proprio al fatto di risultare poco visibile: mentre un aumento dell’IVA o dell’IRPEF richiama l’attenzione di media e opinione pubblica, quello delle addizionali – delegato agli enti locali – passa quasi inosservato”.

Secondo le previsioni di Confprofessioni, dopo tre anni di blocco l’aumento delle addizionali quest’anno potrebbe avvicinarsi al miliardo di euro. “Probabilmente nei prossimi anni dovremmo aspettarci una ripresa della corsa al rialzo del prelievo fiscale da addizionali, tenendo conto anche delle altre novità legislative che presumibilmente impatteranno sul gettito di tali imposte e delle serie storiche”

Sottolinea Andrea Dili, presidente di Confprofessioni Lazio e coordinatore dell’Assemblea dei presidenti regionali di Confprofessioni.

Il timore è che le addizionali Irpef facciano da contrappeso al regime forfettario, dal 2019 accessibile per una platea di contribuenti più ampia.

Rientrare nel regime forfettario vuol dire avere la possibilità di versare a un’imposta sostitutiva, dell’Irpef e relative addizionali regionale e comunale nonché dell’Irap, con un’aliquota del 15%.

Se cresce il numero di persone che possono accedere a questo tipo di regime, si restringono le entrate nelle casse dei comuni e delle regioni. Anche da qui nasce il forte timore di un aumento delle aliquote Irpef.

La verità su potenziali aumenti arriverà il 31 marzo 2019, quando i comuni avranno approvato aliquote e tariffe insieme al loro bilancio. (fonte:informazionefiscale.it)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *